Renato Curcio, nel 1993, sulla soglia della sua uscita dal carcere dopo diciotto anni, appunta e racconta miti, riti, sogni, attese, frustrazioni, ansie, desideri e delusioni in prossimità della soglia carceraria.
I sentieri dell’immaginario e i luoghi dell’agonia e del parto in un corpo che dopo diciotto anni di reclusione si trova proiettato sul bordo tumultuoso di due mondi: la vita interiore e quella di relazione, il carcere e la società.
Una vicenda umana narrata con la spietatezza d’una testimonianza senza reticenze che costringe il lettore a interrogarsi e a meditare sulle esperienze di morte e rinascita in cui le soglie dell’esistenza continuamente ci proiettano.