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Autori: Aldo Morrone, Michela Mazzali, Maria Cristina Tumiati
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La Babele ambulante. Parole intorno ai mondi che migrano
La Babele ambulante non è un'analisi sociologica e neppure economica del fenomeno delle migrazioni. Ma il leit-motiv che è suonato, costante, di sottofondo durante le giornate di un convegno singolare svoltosi a Roma nel novembre 1999 organizzato dall'Istituto San Gallicano con il suo servizio di Medicina Preventiva delle Migrazioni.
Tutto il mondo è paese. Nel senso che dappertutto, nei cuori umani, albergano gli stessi sentimenti base, lo stesso attaccamento alla propria terra e ai propri cari, lo stesso bisogno di conoscere. Ma il potere ha creato i confini e con i confini le differenze. E con le differenze la diffidenza. E con la diffidenza l'emarginazione. Tuttavia l'uomo, da qualunque parte provenga, è come un virus: nessun confine potrà maiu fermarlo, la sua mente e il suo cuore cercheranno, sempre, un altrove che non conoscono ancora e di cui vogliono prendere possesso. No, non è un'analisi sociologica e neppure economica del fenomeno delle migrazioni. Ma il leit-motiv che è suonato, costante, di sottofondo durante le giornate di un convegno singolare svoltosi a Roma nel novembre 1999 e che ogni anno, puntuale si ripete, organizzato dall'Istituto San Gallicano con il suo servizio di Medicina Preventiva delle Migrazioni.
Nel pentolone di Gaia, terra madre, "immigrazione e società multiculturale rappresentano un'inquietudine per tutti, si può considerarla una risorsa oppure una iattura, ma certo non si può impedire che esista. E forse proprio questo è il vantaggio". Il vantaggio di scoprire che ogni Paese è mondo e viceversa. Che il cuore degli uomini è uno solo, così com'è una sola la sua paura. Raggiunta questa consapevolezza, tutto filerà liscio. Utopia? No, sani istinto di sopravvivenza. Della specie.
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