IL MANOSCRITTO DI AUGUSTA F.

Il percorso di una donna in una istituzione totale.

Augusta F. scrive in un manicomio a Trieste negli anni del fascismo, della guerra e della liberazione. Nasconde gli scritti nel materasso, solo così riesce a portarli fuori una volta dimessa. Il manoscritto viene consegnato a Giovanna Del giudice dal figlio, molti anni dopo la morte di Augusta, che si spegne sola, in una soffitta. Scrivere ciò che vede e vive nella "casa di sterminio" è per Augusta forma e capacità di sopravvivenza, di resistenza alla regola istituzionale, ma assume principalmente il senso della denuncia. Augusta vuole che le violenze da lei subìte e viste siano "conosciute al mondo" perché il mondo le allontani da sé e non ne abbia più bisogno. Quello che Augusta propone è uno sguardo al femminile, una fonte di conoscenza per comprendere meglio la dimensione particolare che la donna vive all'interno dell'istituzione totale.

Giovanna Del Giudice, psichiatra, già nel 1971 entra nell'équipe di Franco Basaglia, che in quegli anni comincia il suo lavoro per il superamento dell'ospedale psichiatrico. Oggi coordina le attività ri-abilitative di formazione e integrazione sociale del Dipartimento di Salute mentale di Trieste, con particolare attenzione ai percorsi delle donne. Presiede la Commissione Pari opportunità della Regione Friuli Venezia Giulia.