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Autori: Marco Bertali, Fabrizio Bertini, Adriano Segatori
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Per una psichiatria e una società senza psicofarmaci
Nei circuiti psichiatrici e, più in generale, nel sistema sanitario, vige oggi, sempre più forte, un tabù. È una fobia di massa, meglio definibile come psicologia. Consiste nella paura di prendersi cura della sofferenza di origine psichica senza prima spianare i sintomi con una generosa dose di sostanze chimiche, impropriamente chiamate psicofarmaci. Uno psichiatra che si prende cura anche di una crisi psicotica, senza prima trattare i sintomi con farmaci pesanti, è giudicato dai suoi stessi colleghi velleitario, confuso, "fuori di testa" o giù di lì.
La tendenza è diffusa anche in altri settori della medicina, e mette seriamente in pericolo la libertà di autodeterminazione. Questo manifesto, che prima d'essere contro l'uso di psicofarmaci è per il rispetto di Psiche, richiama le premesse culturali e scientifiche di un modo più naturale ed avanzato di intendere la promozione della salute mentale. Denuncia la tossicodipendenza della cultura psichiatrica dominante.
Rivendica il diritto-dovere di poter lavorare in modo più umano, efficace ed economico. Ed altro ancora. Quest'opera è anche un sintomo di un disagio personale e collettivo che non ha subito alcun lavoro di normalizzazione affinché sia il lettore a deciderne il significato, lasciando che risuoni con i suoi personali sintomi.
Marco Bertali, Fabrizio Bertini e Adriano Segatori lavorano come psichiatri presso il dipartimento di Salute Mentale della ASS 2 Isontina, in qualche modo erede dell'esperienza di rottura iniziata a Gorizia, per opera di Franco Basaglia.
Scheda tecnica
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