

Autore: Giorgio Antonucci
Prefazione di Thomas Szasz
Inserto fotografico: Esterni in interno, di Massimo Golfieri.
Informazioni sulle spedizioni
(quando il libro è disponibile in versione pdf)
Il potere degli psichiatri negli ultimi anni è aumentato notevolmente. Essi hanno esteso il loro campo d’intervento inventando nuove diagnosi. Se la psichiatria classica aveva elaborato alcuni concetti che si riferivano a situazioni estreme, quella contemporanea estende le sue categorie a situazioni della vita che nessuno in passato avrebbe mai pensato potessero entrare nella sua sfera di attribuzione. Oggi, quindi, la situazione è ancora più drammatica di quanto non lo fosse nei primi anni 90, quando fu pubblicato per la prima volta questo libro. Drammatica e velata dal falso discorso secondo cui i manicomi in Italia non ci sono più. E’ vero, infatti che le vecchie istituzioni sono state smantellate nel senso che non vengono più ricoverate altre persone, ma molti dei lungo internati rimangono ancora oggi chiusi in edifici che hanno cambiato solo denominazione. Permane inoltre il trattamento sanitario obbligatorio (TSO), in base al quale si può prendere una persona con la forza, portarla in una clinica psichiatrica e, con la forza, costringerla a cambiare i suoi pensieri ed i suoi comportamenti. In questo modo gli psichiatri possono intervenire su chiunque e non è confortante che intervengano solo quando questo è utile a qualcuno, a qualcuno che ha potere e che può decidere su chi ne ha meno. Perciò la critica va portata alla radice, al giudizio psichiatrico. Infatti, definire malata di mente una persona implica che tutto quello che fa, dice, sente, viene considerato privo di senso. Togliendo il significato al pensiero la psichiatria toglie anche la responsabilità alle persone, annullandole. L’uomo privato della produzione di senso e dell’attribuzione di responsabilità non esiste più. In un mondo dove ognuno è solo con il proprio dolore.
Giorgio Antonucci (1933-2017), neurologo. È stato tra i soci fondatori di Sensibili alle foglie. Nel 1968 ha fatto parte del primo reparto di Ospedale Civile, aperto a Cividale del Friuli, in alternativa agli internamenti in Manicomio. Nel 1969 ha lavorato con Franco Basaglia a Gorizia. Nel 1973 gli è stata assegnata la direzione del manicomio di Imola dove si è distinto per le alternative aperte ai lungodegenti fino a quel momento considerati "pericolosi". Nel 2003 ha ricevuto, a Los Angeles, un riconoscimento per le attività svolte da parte del Comitato cittadini per i diritti dell’uomo; e nel 2005 gli è stato assegnato, sempre a Los Angeles, il Thomas Szasz Award "per eccezionali contributi alla lotta contro lo stato terapeutico". Un riconoscimento per il suo lavoro gli è stato dato anche dall’Assemblea legislativa dello Stato della California.
Scheda tecnica
Potrebbe anche piacerti
TSO. UN'ESPERIENZA IN REPARTO PSICHIATRIA
Autrice: Magda Guia Cervesato
Prefazione di Pietro Barbetta
Postfazione di Giacomo Conserva